La grande diffusione dei software di Automated Recruiting, spesso legati a doppio filo ad applicazioni di Intelligenza Artificiale, sta facendo emergere una contraddizione a nostro modo di vedere interessante: da un lato cresce la platea dei sostenitori di tutte quelle piattaforme in grado (in teoria) di individuare, analizzare, selezionare e proporre un candidato basandosi su un’analisi accurata del CV o delle informazioni a disposizione, per trovare in tempo da record (fuori dalle umane possibilità) il proverbiale “ago nel pagliaio”.
(A questo proposito, puoi leggere un interessante approfondimento di Digital HR Tech sull’impatto dell’intelligenza artificiale sul recruiting seguendo questo link: https://www.digitalhrtech.com/impact-ai-recruitment/)
D’altra parte, gli stessi sostenitori dell’#intelligenzaartificialeatuttiicosti predicano anche l’importanza delle soft skills, della capacità di saper apprendere nuove competenze e nuovi modi di lavorare, dell’abilità nel sapersi integrare nell’organizzazione e di condividerne la visione a lungo termine…tutte qualità che per definizione sono misurabili (meglio dire valutabili) attraverso un’interazione umana, una condivisione di esperienze, un’analisi del vissuto, e – inevitabilmente – una percezione personale.
Quindi si pone un quesito interessante: il lavoro del recruiter è sostanzialmente destinato a scomparire perché soppiantato da sistemi di intelligenza artificiale infallibili, instancabili e imparziali oppure il recruiter dovrà piuttosto evolversi e affinare le proprie capacità di approfondimento e valutazione della persona, dell’essere umano che ha di fronte distaccandosi dalle competenze misurabili che – a quanto pare – cambiano con tale velocità da non essere, a tendere e secondo molti, un fattore determinante?
Il quesito è ampio ed è saggio diffidare da chiunque proponga risposte definitive, quindi per primi non ci azzardiamo a fornirne.
D’altra parte, grazie al contatto quotidiano con organizzazioni di tutti i settori di mercato e con professionisti dell’ambito Information Technology, settore particolarmente stimolante ma anche particolarmente complesso vista l’oggettiva scarsità di competenze disponibili, possiamo certamente condividere qualche riflessione.
Gli strumenti di Automated Recruiting sono e saranno di utilità fondamentale per chi quotidianamente deve valutare centinaia di candidature oppure per far emergere specifici terminologie dal CV, dal profilo LinkedIN o da qualunque contenuto si utilizzi per valutare una candidatura.
Automatizzare un’operazione ripetitiva come la ricerca di un insieme di termini (come ad esempio la presenza di un linguaggio di programmazione o di un framework) o valutarne in modo automatico la loro presenza in un contesto coerente (ad esempio se utilizzati in una specifica azienda o in una specifica tipologia di progetto) non solo è di grande utilità ma è anche necessario per evitare inutili dispersioni di tempo su attività (tutto sommato) di basso contenuto.
Affermare però che tali strumenti sostituiranno la capacità di valutazione umana, che “per fare un lavoro saremo scelti da un robot” e che – secondo alcuni – questo è anche preferibile perché le “valutazioni” sarebbero prive di sensazioni personali e quindi, per definizione, assolutamente neutre, è a mio parere un errore, ed anche grossolano.
Non dimentichiamo che il lavoro del recruiter, sia esso svolto direttamente all’interno dell’azienda o di un partner a cui l’azienda si affida, è, in ultima analisi, stabilire se un singolo individuo, un singolo essere umano è adatto per svolgere un determinato compito all’interno di un’organizzazione (e naturalmente viceversa), o quantomeno fornire in proposito un parere decisamente influente.
Crediamo che questo lavoro, questa specifica parte del lavoro del recruiter sia ancora insostituibile, perché basata non solo sull’esperienza (questa può essere in qualche modo acquisita o emulata dai sistemi di intelligenza artificiale) ma anche sull’ascoltare una specifica sensazione personale, quell’elemento a volte non definibile che, a scapito di una serie di dati completa e accurata, fa prendere una decisione a volte inaspettata. E per questo unica, e – se corretta – vincente.
Forse un giorno i sistemi di Intelligenza Artificiale arriveranno ad un grado di precisione e raffinatezza tale da poter essere realmente presi in considerazione come sostituti (e non come supporto) della decisione umana.
Potrebbe essere il giorno in cui l’Intelligenza Umana avrà definitivamente abdicato. Per quanto visceralmente appassionati di tecnologia e di tutto ciò che comporta, speriamo non accada mai.
#thanksforreading
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