Cambiare lavoro in questo momento particolare: cari candidati come vi sentite?

News · Maggio 26, 2020

Risultati di una indagine quantitativa: quadro incoraggiante ma attenzione all’Employer Branding

L’indagine è stata condotta su un campione significativo (circa 250 candidati rispondenti) di lavoratori che hanno spontaneamente aderito al questionario on line a partire dal post pubblicato il 2 Aprile su LinkedIn e sul sito aperelle.it

Il quadro è complessivamente positivo. La situazione attuale non ha influito in modo significativo sulla disponibilità o sull’intenzione a cambiare dei talenti. Al contrario, emerge una maggior apertura e curiosità verso le opportunità di cambiamento, specialmente da parte di candidati non attivi, sollecitati da attività di in caccia.

I rispondenti riferiscono di non essere significativamente preoccupati circa la possibilità che un’ipotetica nuova azienda possa assicurare loro un solido percorso di carriera in questa fase: questo vale sia per chi si è candidato attivamente sia per chi è stato contattato in caccia.

È tuttavia da segnalare la necessità di uno sforzo da parte degli uffici HR volto al contenimento e alla riduzione di un sentimento diffuso tra i lavoratori, che indebolisce le azioni aziendali finalizzate al cambiamento. Questo sentimento, definibile come “suggestione emotiva”, fa sì che i lavoratori ritengano che ad oggi le aziende, pur dichiarandosi interessate alla ricerca di nuove risorse, non abbiano reale intenzione di effettuare assunzioni. Ma come contenere gli effetti di questo fenomeno in vista della necessità di ampliare l’organico?

Per le aziende potrebbe essere interessante un rafforzamento dell’attività Employer Branding volto a testimoniare la concretezza e il proseguire dei processi di selezione, confermare i processi di on boarding dei nuovi talenti anche e soprattutto in questo difficile momento.

In un periodo di digitale, rassicurare i propri (anche potenziali) candidati facendo loro “toccare con mano” la serietà delle proprie intenzioni.

Considerando le percentuali più rilevanti, il nostro campione ha per la maggior parte un’età compresa tra i 40 e i 49 (41%) e tra i 30 e i 39 anni (26%), e risiede principalmente in Lombardia (46%), Veneto (17%) e Piemonte (10%). Il 71% dei rispondenti ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato, mentre il 14% a tempo determinato. I settori di appartenenza sono i più disparati, dalle aziende produttive, ai servizi ed alla consulenza.

I CANDIDATI ATTIVI

Un primo nostro obiettivo era comprendere se e come il desiderio di cambiare lavoro dei candidati attualmente occupati fosse variato nel periodo di blocco generato dal Covid-19.

La maggioranza del nostro campione (più del 70%) dichiara di essersi attivamente candidata ad annunci da febbraio in poi, con una frequenza in leggerissima ma non significativa flessione negativa dal confronto con l’anno precedente. I candidati segnalano tuttavia timori e diffidenza verso le lungaggini del processo di selezione.

Emerge inoltre un fenomeno particolare per il quale una consistente percentuale di candidati (43%), pur dichiarandosi mediamente fiduciosa circa la possibilità di cambiare lavoro in questa fase, segnala una sorta di perplessità di fondo per la quale si candida pur non essendo certa che le aziende siano realmente intenzionate ad assumere nuovo personale.

 

CHI NON SI CANDIDA

La stessa motivazione è risultata essere la ragione prevalente (67%) per coloro che hanno deciso di non candidarsi per motivi collegabili all’attuale situazione. Anche questi lavoratori, guidati dalla percezione che “le aziende non facciano sul serio”, credono che attualmente le organizzazioni non si concentrino sulle assunzioni pur dichiarandosi alla ricerca di personale attraverso gli annunci.

Da segnalare come solo un quarto di coloro che non si candidano per motivi collegabili a questo singolare periodo sono influenzati dall’idea che la nuova azienda potrebbe in futuro vivere momenti di incertezza a seguito del periodo di lockdown.

 

CHI È STATO CONTATTATO “IN CACCIA”

Analizziamo ora il dato di coloro che non si sono candidati attivamente. Circa la metà dei rispondenti è stato contattato da un head hunter/recruiter a partire da fine febbraio 2020 ad oggi.

Emerge un leggero ma statisticamente significativo incremento della disponibilità di coloro che vengono contattati da un head hunter ad approfondire l’opportunità di lavoro che viene loro proposta: in particolare, se in media la disponibilità ad approfondire nello scorso anno era abbastanza buona, ora i candidati sono molto disponibili ad avere altre informazioni circa l’opportunità di lavoro propostagli dal recruiter.

Questo risultato (aumento della disponibilità) è in linea con altri due dati: coloro che sono stati contattati da un head hunter riferiscono che l’attuale situazione ha poca influenza sulla propria apertura ad approfondire, e ritengono che anche nell’attuale situazione una nuova azienda possa offrir loro delle solide opportunità di crescita professionale.

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